OPERAZIONI DELLA RESISTENZA A COSTACCIARO E SCHEGGIA



LA BANDA MONTECUCCO



16 dicembre 1943 Si costituisce ufficialmente a Costacciaro la banda “Monte Cucco”



18 marzo 1944 Partigiani della IV Garibaldi Foligno attaccano il deposito di munizioni tedesco alla stazione ferroviaria di Gaifana (Gualdo Tadino), mentre quelli della “Monte Cucco” (con il supporto di elementi della V Garibaldi Pesaro) attaccano e disarmano la caserma di Costacciaro.



19-20 marzo 1944 Reparti tedeschi rafforzano le caserme di Scheggia, Pietralunga, Costacciaro, Sigillo, Gualdo Tadino e Gubbio. È il preludio al rastrellamento della settimana successiva.



27 marzo 1944 Grande rastrellamento tedesco nei territori di Scheggia, Gubbio, Costacciaro e Sigillo. Oltre trenta le vittime, decine gli arrestati. Fra i morti anche tre ragazzi ebrei sfollati da Livorno, che grazie ai documenti falsi non eraono stati riconosciuti come tali.






8 marzo 1944 Primo di una lunga serie di disarmi di pattuglie fasciste e tedesche da parte della banda di Costacciaro.



8 giugno 1944, Primo di una lunga serie di disarmi di pattuglie fasciste e tedesche da
parte della banda di Costacciaro.



5 luglio 1944 Gli Alleati entrano a Umbertide. Militari tedeschi in fuga uccidono a Rancana (Costacciaro) Antonio Lupini. A Gubbio, all’inizio della strada che sale sul monte Ingino, viene ucciso dai tedeschi Umberto Paruccini. Con il loro consenso, prestava servizio per portare viveri ai duecento civili rifugiatisi nella basilica di Sant’Ubaldo e tenuti in ostaggio dopo i fatti del 20-22 giugno (e come scudo verso l’artiglieria alleata).



13 – 16 Luglio 1944
Fossato di Vico, Costacciaro e Sigillo sono in mano dei partigiani,
con gli Alleati lontani ancora diversi chilometri



23-24 luglio 1944 I tedeschi abbandonano definitivamente la zona di Gubbio e le montagne sovrastanti, ritirandosi verso Scheggia e Cantiano (PU).



8 agosto 1944 Viene completata la liberazione del territorio di Scheggia e Pascelupo.






SCHEGGIA



12 SETTEMBRE 1942
Nella seconda metà del mese un piccolo gruppo di patrioti prende
vita anche a Scheggia.









13 - 15 marzo 1944
Attacco dei partigiani locali alla caserma di Scheggia.



19-20 marzo 1944
Reparti tedeschi rafforzano le caserme di Scheggia, Pietralunga, Costacciaro,
Sigillo, Gualdo Tadino e Gubbio. È il preludio al rastrellamento
della settimana successiva.



27 marzo 1944
Grande rastrellamento tedesco nei territori di Scheggia, Gubbio,
Costacciaro e Sigillo. Oltre trenta le vittime, decine gli arrestati.
Fra i morti anche tre ragazzi ebrei sfollati da Livorno, che grazie ai
documenti falsi non eraono stati riconosciuti come tali.
Si conclude dopo due giorni, grazie all’intervento di un reparto tedesco
allertato dal capo della provincia, lo scontro fra reparti della Gnr e
un gruppo di partigiani, provenienti da Sansepolcro (AR), asserragliati
a Villa Santinelli (San Pietro a Monte, Città di Castello). Alcuni
riescono a fuggire, in dieci vengono messi al muro per la fucilazione
ma, proprio all’ultimo, Rocchi ordina di toglierne uno dal gruppo, poi
trasferito in carcere a Perugia



28 MARZO 1944
Nei pressi di Perugia vengono fucilati otto giovani catturati il giorno
prima durante il rastrellamento a Sigillo



8 MAGGIO 1944
Militari tedeschi uccidono a Umbertide il giovane Sigfrido Bartocci,
reo di essersi messo a correre per lo spavento alla vista dei soldati. Due
giorni prima aveva subito la stessa sorte, in circostanze identiche, un
altro giovanissimo, Giuseppe Fiorucci, nei pressi di Montone.
Il rastrellamento iniziato il giorno prima nella zona di Pietralunga investe
anche i territori di Gubbio, Costacciaro e Scheggia. Sono documentate
vittime (quattro civili) solo nel territorio di Gubbio, mentre
vengono colpite con saccheggi e danneggiamenti anche le stesse
famiglie che hanno avuto morti nel rastrellamento del 27 marzo.



4 LUGLIO 1944
Militari tedeschi in ritirata uccidono nei pressi di Sigillo i civili Carola
Generotti e Antonio Morettini.



13-16 LUGLIO 1944
Fossato di Vico, Costacciaro e Sigillo sono in mano dei partigiani,
con gli Alleati lontani ancora diversi chilometri.



16 luglio 1944
Il comunicato alleato di mezzogiorno annuncia una serie di progressi, tra questi, l'Umbria che e' stata raggiunta Gubbio e il villaggio di Costacciaro, immediatamente a sud del Colle della Scheggia.



23-24 luglio 1944
I tedeschi abbandonano definitivamente la zona di Gubbio e le montagne
sovrastanti, ritirandosi verso Scheggia e Cantiano (PU).



8 agosto 1944
Viene completata la liberazione del territorio di Scheggia e Pascelupo.















PARTIGIANI DI MONTE CUCCO
GRUPPO OPERANTE IL GRUPPO LUPO

2 febbraio 1944 : da qualche giorno,a seguito di un sabotaggio alla stazione di Genga,sosta alla stazione di Albacina un treno con circa 500 prigionieri scortato da militari tedeschi. Venuti a conoscenza di ciò i gruppi Lupo e Piero,dislocati nella zona di San Romualdo, organizzano un attacco per liberare i prigionieri.Il gruppo Lupo fornisce 28 uomini,il gruppo Piero 20.Al tramonto partono,scendono evitando le strade e le mulattiere,si dispone lungo il fossato parallelo alla ferrovia.Al segnale convenuto-il lancio di una bomba a mano- e dopo un furioso combattimento il nemico si arrende.Vengono liberati i prigionieri,presi 2 fucili mitragliatori,57 moschetti,7 cavalli,3 biciclette,vestiario e viveri in abbondanza. Due partigiani muoiono: Ferranti Ercole e Roselli Attilio.L’azione ha avuto notevole ripercussione in tutta la provincia.A Poggio S.Romualdo i partigiani si prepararono ad affrontare azioni di ritorsione,ma i tedeschi non osarono avventurarsi sulle montagne.Il gruppo Lupo decide comunque di spostarsi e si dirige verso Lentino. 2 marzo 1944 : il gruppo Tigre insieme al gruppo Lupo prelevano dalla caserma della guardia di finanza a Valle benzina dal deposito,sequestrano poi un autocarro pieno di carne macellata,prelevano poi dalla caserma di Fabriano molte cose. 5 marzo : il gruppo Lupo requisisce degli autocarri tedeschi lungo la via Clementina

18 MARZO 1944


18 marzo 1944- Partigiani della IV Garibaldi Foligno attaccano il deposito di munizioni tedesco alla stazione ferroviaria di Gaifana (Gualdo Tadino), mentre quelli della “Monte Cucco” (con il supporto di elementi della V Garibaldi Pesaro) attaccano e disarmano la caserma di Costacciaro.
Muoiono a Costacciaro 2 soldati della Repubblica Sociale Italiana.
Dionisi Franco 9/4/24, Sulmona Cpl. m. GNR Forest.6^Leg.,ex 102^Leg.MVSN 18/3/44, Costacciaro PG (sev.con D.Rosatelli) A
Rosatelli Domenico 14/6/14, Assisi Mil. GNR Forest. 6^Leg., ex 102^Leg.MVSN 18/3/44, Costacciaro PG (rap.sev.c.F.Dionisi) A

DAI RICORDI DI CARDINO MATTRELLA

RICORDO, CHE QUEL GIORNO, CI FU DETTO DI NON USCIRE DI NOTTE PERCHE' CI SAREBBE STATA UN' INCURSIONE DEI PARTIGIANI IN PAESE , E INFATTI CI FU', CON CONSEGUENTE CONFLITTO A FUOCO, CONTRO I FASCISTI CHE ALLORA RISIEDEVANO NELLA VILLA DEI BARTOLETTI, NE FURONO UCCISI DUE.
UNO NE HANNO UCCISO DAVANTI CASA DI TAMBURELLO, UN ALTRO DAVANTI CASA DOVE C'ERA IL BARBIERE, (UNO DEI PARTIGIANI LO CHIAMAVANO PIOPPO E UN ALTRO OTTAVIO) .TRA LORO SI CHIAMAVANO E UNO ALL'ALTRO GLI DICEVA “OTTAVIO.. OTTAVIO SEI FERITO?? RISPONDI PER DIO”... I FORI DELLE MITRAGLIATRICI, RIMASERO EVIDENTI SUI MAURI E LE GRONDAIE DEI TETTI SULL'ARCO CHE PORTA ALLA VILLA BARTOLETTI.

 DAI RICORDI DI ADELE MANNONI
Io (Lina) Adele Mannoni, certe particolare ricordo molto bene perche' ero presente (avevo 9 anni)] e certe altre cose ho inteso a raccontare quando il giorno di San Giuseppe 1944 sono venuti i partigiani a Costacciaro. Era quasi ora di cena e zio (Nando) Ferdinando Palluconi, fratello di mia madre Milena, era andato a prendere il vino per cena. Avevamo una cantina dove abitava la maestra Zocchi. Lo Zio Nando aiutava sempre a mamma perche' la mamma mandava avanti la macelleria, il Babbo era in guerra. Lo zio ritornando a casa nostra I partigiani l’hanno fermato , e gli hanno detto di andare a casa perche' ci sarebbe stata una  sparatoria. Lo zio venendo su le scale di casa era molto agitato e con voce alta ‘Milena, Milena ci sono i partigiani chi abitava in piazza tra le persiane vedevano tutto, e passavano notizie, non so come. Dopo un po’ si e' saputo che i partigiani avevano ferito 2 militi vicino al cantone che forse ritornavano in caserma, molto, molto prima questi militari l’avevo veduti camminare sulla strada flaminia a San Rocco. La caserma era sul palazzo della sora Andreina Bartoletti.
Comunque poverini, andarono piu avanti,  bussarono alla porta di Tamburello e li sono morti, credo tutti due forse altre persone ricordano cose piu precise.
I partigiani arrivarono avanti alla caserma dove c’era un cancello e mura. I militari presi di sorpresa, ignari di cosa stava succedendo e qualcuno e stato ferito compreso il sergente, ma subito compreso si sono messi in posizione per difendere la caserma non so se avevano le mitragliatrici, dopo molto tempo di combattimento i partigiani non sono potuti entrare. Il sergente risoluto gli ha detto, se passate il cancello noi avremo feriti, ma voi tutti sarete morti.

Il Sergente domando' dove erano i due militari che mancavano. Dopo il combattimento nella notte i partigiani sono ripartiti verso la Roccacia, sotto Costacciaro dopo giorni la gente di Costacciaro vedendo terra ammassata scavando hanno trovato su piu di un posto garze, panni, insanguinate, si vede hanno avuto anche loro dei feriti.



27 MARZO 1944
27 marzo Grande rastrellamento tedesco nei territori di Scheggia, Gubbio, Costacciaro e Sigillo. Oltre trenta le vittime, decine gli arrestati. Fra i morti anche tre ragazzi ebrei sfollati da Livorno, che grazie ai documenti falsi non eraono stati riconosciuti come tali. Si conclude dopo due giorni, grazie all’intervento di un reparto tedesco allertato dal capo della provincia, lo scontro fra reparti della Gnr e un gruppo di partigiani, provenienti da Sansepolcro (AR), asserragliati a Villa Santinelli (San Pietro a Monte, Città di Castello). Alcuni riescono a fuggire, in dieci vengono messi al muro per la fucilazione ma, proprio all’ultimo, Rocchi ordina di toglierne uno dal gruppo, poi trasferito in carcere a Perugia.



9 GIUGNO 1944
Piaggiasecca di Sassoferrato(AN), Cadono in una imboscata tesa dalle truppe tedesche nei pressi della frazione Piaggiasecca di Sassoferrato, sotto al Monte Cucco. Caddero combattendo il ten. Vincenzo Lo Cascio, Ugo Bianchetti e Drago Petroviciugoslavo.


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Quando il velivolo militare centrò il monte


COSTACCIARO   La recentissima tragedia aerea dello Shuttle, con le sue "sette vite" per sempre spezzate, mi ha richiamato alla mente il racconto, tramandatosi oralmente fra gli abitanti di Costacciaro, della caduta d'un velivolo militare sul Monte Cucco. Fu il 22 maggio del 1943, alle ore 11.15 circa, cioè in piena II Guerra Mondiale, che un grande aereo militare italiano, forse un bombardiere trimotore Savoia Marchetti, in volo di trasferimento (o in missione di guerra) verso le Marche, si schiantò contro il fianco occidentale del Monte Cucco, in località "Pecore Tarmìte", a circa 1300 m s.l.m. Nel tremendo impatto, contro le pendici rocciose del monte, persero all'istante la vita tutti e cinque i giovani membri dell'equipaggio. Si chiamavano Paolo Svanini di Milano, 39enne tenente pilota, Marcello Di Gennaro di Roma, 23enne aviere scelto, Mansueto Vannacci 30enne di Roma, Carlo Muratori 25enne di Piacenza e Gemmo Basso 24enne di Budrio . Lo schianto dovette essere davvero spaventoso, se poté venire udito distintamente da tutti gli abitanti di Costacciaro, persino da quelli, che, affaccendati nei campi, si trovavano in luoghi lontanissimi dalla montagna. Chi, al momento dell'incidente; stava pascolando le pecore sul monte, udii, dapprima, il rullare cadenzato delle eliche del trimotore in avvicinamento (descritto come un lungo e monotono, e, poi, una fragorosa esplosione, simile al deflagrare d'una bomba. E tutti si precipitarono a vedere, con i propri occhi, le conseguenze della tragedia, con l'intenzione di portare soccorso. Fu un accorrere, concitato e febbrile, quello che condusse, quasi tutto il paese, a riversarsi sui prati del monte. Alcune donne, che avevano i mariti o i figli al fronte, furono, comprensibilmente, fra le prime persone ad arrivare. Una, in particolare, giunse trafelata alle "Pecore Tarmìte", perché aveva il figlio arruolato in Aeronautica, e temeva fosse proprio il suo, l'aereo appena precipitato. Rottami fumanti, anneriti, contorti e semifusi erano sparsi ovunque nel raggio di centinaia di metri quadrati, il verde prato della "Pecore Tarmìte" pareva fosse stato attraversato da un furioso incendio. Altri testimoni, affermano, poi, ché le ruote del l'aereo rotolarono senza incontrare ostacoli, fino alla località "Fossa Secca". I più poveri fra i paesani recuperarono, destinandole successivamente a vari usi, le ormai inutili lamiere contorte del rivestimento della fusoliera. Lo spettacolo più straziante, tuttavia, fu quello dei corpi smembrati e carbonizzati delle vittime, che, i costacciaroli, sgomenti, con il permesso delle autorità raccolsero pietosamente, trasferendoli, poi, quasi in processione, fino alla chiesetta di San San Rocco. Trasportate sopra improvvisate barelle (o a spalla), le salme carbonizzate furono qui sommariamente ricomposte ed allineate sul pavimento, e, tra la commozione generale, fu celebrata una prima funzione religiosa in loro suffragio. Ancora oggi, nel bosco sottostante all'area dell'impatto, si continuano sporadicamente a rinvenire parti metalliche, contorte e semifuse, del velivolo.
Euro Puletti


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